25 dic 2014

USA e Petrolio: storia d'amore in dirittura d'arrivo


Il prezzo del petrolio è al centro di numerose discussioni e speculazioni varie,  qualcuno crede che i recenti ribassi siano stati orchestrati dall’Arabia Saudita per attaccare la Russia, chi crede invece che l’oggetto dell’attacco sia lo Shale Oil americano, il quale ha conosciuto una notevole espansione negli ultimi anni.

In questo speciale non vogliamo addentrarci nelle cause geopolitiche del dimezzamento del prezzo del petrolio, bensì sulle conseguenze sull’economia americana che qualcuno crede possa risultare avvantaggiata da prezzi così bassi. 

Qualche giorno fa riportavamo la notizia:
"La forte revisione è legata ai consumi, saliti del 3,2%. La fiducia dei consumatori americani viaggia sui massimi dal 2007. A spingere anche il calo dei prezzi del petrolio che, riducendo la benzina, lascia nei portafogli degli americani una media di 100 dollari al mese.”

Follia. E vi spiegheremo il perchè.


L’industria petrolifera è stata la principale componente della ripresa americana dopo la recessione del 2008-2009, essa ha permesso una notevole ripresa  sia degli investimenti che dell’occupazione.

Fattori che hanno causato  l’espansione del settore sono il miglioramento delle tecnologice estrattive, vedi il fracking, e soprattutto il prezzo del petrolio, rimasto stabilmente alto dopo i minimi 2009, almeno fino ad ora.


“A primary reason for this growth is technological advancements including horizontal drilling and hydraulic fracturing, which have unlocked previously unrecoverable oil and natural gas reserves in shale plays.”

“Una prima ragione di tale crescita è l’avanzamento tecnologico rappresentato dalla perforazione orrizzontale e dalla fratturazione idraulica , i quali  hanno  reso possible l’estrazione di petrolio e gas naturale in luoghi prima irraggiungibili.”

L’apporto dell’industria petrolifera americana alla crescita economica dell’intero paese è molto più marcato di quanto si pensi, tanto da poter parlare di una vera e propria dipendenza.

“The total economic benefits of oil and gas exploration and development activity (including multiplier effects) are estimated to include almost $1.2 trillion in gross product each year, as well as more than 9.3 million permanent jobs in the United States.  By both measures, this activity represents nearly 7% of the US economy.”

“Il totale dei benefici economici dati dall’esplorazione e dalle attività di sviluppo nel settore del petrolio e del gas è stimato intorno a 1,2$ trilioni di Pil ogni anno  e ben 9,3 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti. In entrambi i dati questo settore rappresenta circa il 7% dell’economia statunitense.”


Si continua...
“Moreover, the new jobs created by this sector since the recovery from the recession began are responsible for about 30% of the national increase.

“Inoltre, i nuovi posti di lavoro creati in questo settore durante la ripresa dalla precedente recessione, sono responsabili di circa il 30% della crescita nazionale.”

Notate anche voi il grande apporto dato ad uno stato in particolare: il Texas.

Inoltre, il divario creatosi tra gli stati interessati dallo Shale Oil Boom e tutti gli altri è piuttosto marcato.



Così come marcato è il divario tra la crescita dell'occupazione nell'industria petrolifera rispetto a tutto il resto:
 
Fonte: manhattan-istitue

La domanda sorge spontanea: questo trend positivo continuerà anche nel prossimo futuro? Continuerà ad essere da traino per l'economia americana come lo è stato per tutta la ripresa?

La risposta è semplice: non a questi prezzi.
“[...] according to estimates from Goldman Sachs Group Inc. drilling may slow down in North Dakota with WTI below $90 a barrel”
 “[…] stando alle stime di Goldman Sachs Group Inc. le perforazioni potrebbero rallentare in North Dakota con un WTI sotto i 90$ a barile”
"Jefferies LLC, which advises on mergers and acquisitions, estimates that a drop to $80 a barrel or lower in WTI would trigger a reduction in drilling operations”
“Jeffries LLC, che consiglia su fusioni ed acquisizioni, stima che un calo a 80$ al barile o più in basso del WTI, potrebbe portare ad una riduzione delle perforazioni”
Fonte: bloomberg

Un prezzo tra gli 80$ e 90$ avrebbe già comportato dei problemi ed il rallentamento degli investimenti, figuriamoci adesso che siamo a quota 55$. 

Ovviamente, non mancano le opinioni contrarie: 

“Prices aren’t low enough to put these projects at risk,” Matthew Jurecky, head of oil and gas research for the London-based research company GlobalData Ltd. [...] “The profit margin on most commercial unconventional oil plays will support prices as low as $50, many below that even.” 

“I prezzi non sono abbastanza bassi da mettere a rischio questi progetti” , Matthew Jurecky, capo della compagnia di ricerca su petrolio e gas GlobalData Ltd., “I margini di profitto sulla maggior parte dei progetti ha un basso prezzo di supporto vicino ai 50$, alcuni anche più bassi”
Ok, ma se le cose stessero così perchè vediamo già le prime nefaste conseguenze di questi prezzi?


  Fonte: zerohedge

Il pattern è identico a quello del 2008.

Siete quindi ancora convinti che un basso prezzo del petrolio sia positivo per gli Stati Uniti?

Riprendiamo ancora una volta cosa ci avevano raccontato  a proposito del +5% del Pil degli USA:

"A spingere anche il calo dei prezzi del petrolio che, riducendo la benzina, lascia nei portafogli degli americani una media di 100 dollari al mese.”
Di nuovo: cazzate.

Quella mole di posti di lavoro e indotto creato negli ultimi anni dall’industria petrolifera è in pericolo, così come è in pericolo la crescita nazionale degli USA, la quale rischia fortemente di rallentare se importanti stati come il Texas andranno in recessione.
Un rallentamento, o peggio, un crollo dell'industria petrolifera minerebbe senza pietà l'intera economia americana.
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